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Disco di Festo, l'indecifrabile manufatto di terracotta

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Anunnaki Maya
view post Posted on 18/9/2011, 13:54




Un manufatto in terracotta immerso nel mistero
ricoperto da oltre 200 simboli di 45 tipi diversi




Le sue origine

Il disco è un manufatto in terracotta scoperto nel 1908 a Festo, antica città nel sud della Creta, nella piana di Messara dall’archeologo italiano Luigi Pernier. La sua decodifica è resa quasi impossibile, perché esiste un'unico esemplare e che il suo sistema di scrittura è completamente sconosciuto.



La sua caratteristica principale è dovuta al fatto che i simboli misteriosi di cui è coperto sono fatti da stampini e non sono quindi stati incisi, cosa sorprendente per un disco di terra cotta. Ma soprattutto perché contiene una sintassi abbastanza elaborata, che contrasta con i geroglifici primitivi.

Scavi nel luogo della scoperta

Anche se i ricercatori non conoscono ancora il significato del disco, è risaputo che la sua “impressione” è stata fatta dall'esterno verso il centro, e che è stato modificato più volte. Tutti i segni sono stati stampati nella creta morbida con sigilli e timbri.
Il disco è stato fabbricato manualmente, come evidenziato da numerose impronte digitali riscontrate al momento della sua scoperta.



Durante l’epoca del medio Minoico (2000 a.C,) Festo, nel sud di Creta e Cnosso nel nord, sono centri politici, economici e culturali. L'isola è piena di ulivi e di vigneti e commercializza la sua ricchezza in tutto il Mediterraneo. Tre re regnavano allora nelle città principali di Creta, a Cnosso, Mallia e Festo.
Creta svolge anche un ruolo di intermediario tra i popoli del Mar Egeo. Intorno al 1700 a.C, subì un violento terremoto che distrusse i suoi magnifici palazzi. Saranno ricostruiti cinquant’anni dopo e segneranno l’inizio di una nuova era: Il tardo Minoico.

Autentico?

Per la maggior parte delle informazioni raccolte su diversi siti, la sua antichità è spesso messa in dubbio, ma la maggior parte degli specialisti lo ritengono totalmente autentico e pensano che questa non sia un’ opera unica. Pensano che esistano altri manufatti con questi stessi simboli, infatti, i caratteri non sono stati disegnati, ma sono stati stampati utilizzando stampini, e questo non sarebbe un sistema economico per realizzare un singolo disco.

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Il disco è ricoperto di simboli impressi con stampini quando l'argilla era ancora fresca, disposti a spirale su entrambe le facce, in una sequenza in senso orario che va verso il centro.
I simboli totali sono 241, e sono suddivisi in piccoli gruppi da sottili linee. La scrittura è stata eseguita con grande cura dei dettagli, in modo da chiudere la spirale esattamente nel centro e da occupare tutto lo spazio disponibile. L'interpretazione più accreditata è che si tratti di una forma di scrittura sillabica, anche perché l'elevato numero di simboli distinti (45) sembra escludere la possibilità che si tratti di segni alfabetici. In ogni caso i segni del disco sono rimasti indecifrati, e non rivelano somiglianza formale con quelli di nessun'altra scrittura conosciuta.. Per 18 dei gruppi presenti, una barra è stata scritta a mano sotto il segno finale. Il loro significato è sconosciuto. Inoltre, il disco porta numerosi segni di correzione.

I segni sono stati numerati da Arthur Evans, da 01 a 45; questa è una numerazione di convenzione utilizzata da molti ricercatori. Alcuni segni ricordano i caratteri del Lineare A. Altri ricercatori hanno trovato analogie con i geroglifici luvia, ed egizi. Da parte sua, J. Faucounau ha difeso nei suoi libri la tesi di una scrittura specifica ed effimera, ispirata ad un popolo Proto Ionico stabilitosi in un isola del sud delle Cicladi, dagli scribi d'Egitto.

Nella tabella sottostante, i nomi dei segni sono in parte tradotti dalla versione inglese di questo articolo. Le differenze possono quindi sussistere con i termini utilizzati nel campo della ricerca francofona.

Datazione

Stabilire la datazione di un tale oggetto non è semplice.
L'assenza di materia organica vieta l'uso della datazione con il carbonio-14.
Due tecniche sono usate principalmente. La prima è quella di metterlo in relazione con degli oggetti simili datati con sicurezza, questo è impossibile dal momento che l’oggetto è unico. La seconda si basa sull'età dello strato in cui è stato ritrovato l'oggetto. Questo è difficile perché è stato parzialmente sconvolto nel corso degli anni. Vicino al disco, questo strato di colore nerastro, era ancora intatto e gli oggetti in esso contenuti hanno permesso di datarlo intorno al XVII secolo a.C.
Tale data è stata proposta da Luigi Pernier. Essa corrisponde alla data degli oggetti che erano vicino al disco e nello stesso strato nerastro.
Questa ipotesi è però stata contestata da qualcuno a causa della mancanza di pubblicazione precisa del taglio stratigrafico ed è stata suggerita un'altra data: il XIV secolo a.C. che è la data di abbandono del sito di Festo.

Esisterebbe un modo di dirimere definitivamente la questione datando il disco per termoluminescenza, ma questa è stata finora respinta dalla direzione del Museo di Heraklion.
Se si accetta il carattere antico del disco, le due date di cui sopra sono i limiti del periodo in cui il disco è stato sepolto nello strato in cui è stato trovato.

Si è pensato a lungo che il disco debba essere letto dall’interno all’esterno.
In effetti, sembrava difficile per lo scriba di fare rientrare tutto in modo equilibrato sulla superficie del disco, se avesse iniziato dall’esterno: se iniziava dal centro, avrebbe potuto invece aggiungere argilla sul cerchio se fosse venuto a mancare dello spazio.

Tuttavia, l'osservazione precisa dei simboli fatta da John Chadwick ha messo in evidenza una certa sovrapposizione che indica che la punzonatura si è svolta dall'esterno verso l'interno. Ciò smentisce la fondatezza della tesi della direzione di lettura accettata in precedenza. Inoltre, diversi fatti epigrafici dimostrano che lo scriba ha composto il testo, man mano che lo stampava, alternando ad ogni svolta del tracciato della spirale la stampa dei segni.

Il numero di segni e le dimensioni delle parole suggeriscono una scrittura sillabica. Il testo non sembra contenere numeri. Una sequenza di tre caselle si ripete su un lato, e tre caselle identiche, con la stessa sequenza di segni, appaiono nel testo; è stata fatta l’ipotesi che si tratti di un nome proprio o quello di una divinità , senza che altri fattori permettano di invalidare o confermare questa ipotesi.

Fronte A



Fronte B
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Diversi studi dettagliati sono stati pubblicati, in particolare quelli di Louis Godart e Yves Duhoux senza prova di decrittazione, servono solo da riferimento.

Numerose sono state le prove di decifrare il disco dalla sua scoperta nel 1908 e partono tutte da ipotesi diverse. L’origine del disco è stato attribuito a Creta, alle Cicladi, all’Anatolia, a Cipro, a Rodi, all’ Egitto, all’Africa, all’ India, alla Cina e anche ad Atlantide. E 'stato letto da destra a sinistra, da sinistra a destra, e persino in entrambe le direzioni contemporaneamente.
Le varie decifrazioni proposte hanno supposto che fosse stato scritto in greco, in ittita, in luvia, in basco, in antico egizio, in sumero, in latino, germanico, e in vari dialetti semitici. In preda alla disperazione, alcuni autori hanno ipotizzato che si trattava di un calendario, di una partitura musicale, di un documento astronomico, di un oggetto astrologico, o addirittura di un falso.
Quasi tutte queste ipotesi vengono convalidate soltanto dal singolo autore.

Molti studiosi tuttavia credono che un decrittazione veramente credibile non potrà essere realizzata finché il disco rimane un hapax (Forma linguistica riscontrata una sola volta in un testo).

Quest’opinione è messa in discussione da uno dei decodificatori, Jean Faucounau, che è giunto con un metodo statistico ad una soluzione già proposta da uno dei primi decodificatori, Florence Stawell. L'autore sostiene che tale soluzione, denominata proto ionica, sarebbe contrariamente a qualsiasi altra, sostenuta da molte prove, di cui i principali sono descritte nel suo libro "I Proto Ionici".


Conclusione

Nessun dizionario, nessuna grammatica, nessuna informazione sul codice utilizzato permette di capire la misteriosa scrittura.

Il disco originale è esposto al museo archeologico di Iraklion, a Creta, in Grecia.

A cura di Anunnaki Maya per Pianeta Nibiru

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Edited by Tarn - 29/12/2014, 23:34
 
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