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Sicilia: alla scoperta del Dio Adrano

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Belfagorblu
view post Posted on 29/7/2012, 23:53




Divinità perdute: Adrano un Dio tra acqua e fuoco



Moneta del Dio Adranos
Credit: www.scos.it/Storia/Storia_nomeComune.htm



Adrano deve il suo nome ad una antichissima divinità sicula, se non addirittura sicana, che un tempo era venerata in tutta l'isola. A causa della lunga evoluzione del culto e della sua “ellenizzazione” risulta alquanto incerta ogni possibile iconografia.

Da quanto si può dedurre, sia da alcune incisioni monetarie che dalla descrizione di Plutarco, il dio Adrano appare come un adulto, con una folta barba ed armato con lorica, elmo, scudo ed una lancia nella mano destra. Tale raffigurazione del dio, che lo vedrebbe armato da guerriero, escluderebbe ogni legame diretto con l'Etna, il Simeto e anche la caccia, perchè armati così si va solo in guerra.

Secondo altri autori, invece, il dio Adrano avrebbe assunto l'aspetto più pacifico di un giovane dio, armato di sola lancia e con un corno sulla fronte. Questa rappresentazione è più consona ad una divinità legata al fiume Simeto, poichè il corno è un retaggio dell'aspetto taurino che presso i Greci avevano quasi tutte le divinità fluviali. Alcuni critici moderni pensano invece che le origini di questa divinità possano risalire a culti orientali riguardanti la personificazione del fuoco e collegano il nome del dio Adranus con Adar persiano o Adraimelech fenicio. Altra ipotesi, potrebbe far risultare l'origine del nome, con quella di Adràas, antico nome della città di Adria, fondata all'eroe e semi dio Adrio, indicato da Teopompo come il padre di Jonio illirico ed ubicata nella costa nord occidentale del mar Adriatico ossia estensivamente il golfo di Adria.

Comunque, tutti i miti del nostro territorio anche se nati prima del periodo di colonizzazione greca hanno innegabili analogie con la cultura greca a conferma della comune matrice indoeuropea dei due popoli. Però c'è anche da dire che le società primitive erano profondamente legate alla natura e tutti i loro miti servono a divinizzare i principali fenomeni naturali. Nel nostro territorio gli elementi della natura quali il vulcano Etna e il fiume Simeto sembrano appartenere entrambe al culto della divinità di Adrano.

Del tempio del dio sappiamo solo che si sarebbe trovata nel pressi della anonima città del mendolito, ma ignoriamo l'esatta ubicazione, i materiali con cui era fatto il tempio, e persino la sua forma, poichè nulla è stato trovato. C'è da dire che anche se la città era costruita con mura a secco e tegole fittili, nulla toglie che i luoghi di culto potevano essere assolutamente naturali, come un bosco, una grotta, o edificati dall'uomo usando solo materia vegetale.



Il sito archeologico del Mendolito. Foto di Gmarzioz
Credit: Wikipedia



Secondo Eliano sappiamo che il dio era conosciuto come il padre dei Palici che ebbe con una ninfa chiamata Talia o Etna e che viveva nel Simeto. Inoltre si racconta che il tempio era circondato da circa mille cani sacri al dio, i quali proteggevano i pellegrini che vi si recavano e assalivano i malintenzionati che volevano rubare le ricchezze del tempio. Ancor oggi si dice “Ti putissiru mangiari i cani!” a chi compie una azione malvagia. Da questa leggenda si percepisce che la presenza dei cani e dei numerosi pellegrini farebbe attribuire al dio Adrano anche la natura del nume salutare di origine fluviale, poichè il cane nel linguaggio simbolico dei Greci alludeva alle virtù terapeutiche delle acque. Secondo Plutarco, in onore del dio vi si svolgeva anche un culto con funzione divinatoria. I fedeli, una volta entrati nel santuario si ubriacavano, e al risveglio un sacerdote dava il suo responso in base ai sogni. Diodoro ci dice che il tempio aveva bellissimi portici che venivano destinati a dormitorio per tutti quei fedeli che desideravano responsi divinatori, proprio come accadeva nei templi dedicati al dio Esculapio.


Cirneco dell'Etna. Foto di Benutzer:Jan Eduard
Credit: Wikipedia



Sabino, Pomponio e Lattanzio ci parlano di un'ara destinata ai sacrifici, che in un primo periodo era definita come “implacabile” perchè nei tempi più arcaici era necessario fare cruenti sacrifici propiziatori con vittime umane, mentre diviene “placabile” nel periodo più recente.

Come si vede, forse il tempio sopra descritto non era un semplice luogo dedicato ad una sola divitità, ma un specie di piccolo Pantheon con a capo la figura del dio Adrano, che era la personificazione del Vulcano, che vestiva da guerriero, che era lo sposo della ninfa Talia, la quale come personificazione dell'acqua dispensava virtù terapeutiche. Era inoltre padre dei gemelli Palici, che erano la personificazione di due sorgenti solforoso-termali che altro non erano che l'incontro tra le acque e il vulcano. I Palici erano anche i garanti dei solenni giuramenti e punivano gli scongiuri con la cecità. Ancora adesso è possibile vedere giurare certi anziani con la frase: “privu da vista di l'ucchi” e nel contempo baciao sia dal dritto che dal rovescio l'indice ed il medio della mano destra, a voler forse evocare i due Palici.

Diodoro racconta che chiunque si fosse rifugiato nel tempio godeva di asilo e di immunità. I Palici, inoltre, come il dio Adrano, erano dei guerrieri e proteggevano i loro fedeli in battaglia, tanto che ai tempi della guerra di Ducezio contro gli invasori greci diventano i numi tutelari della gente sicula.

Inoltre durante la guerra contro il tiranno Dionisio II di Siracusa il condottiero Iceta, fingendo di voler liberare i popoli dalla tirannide si allea con i cartaginesi per spartirsi il controllo dell'intera isola. Allora i greci indispettiti per questa alleanza, e per difendere le loro colonie, gli inviano contro Timoleonte, che però aveva un esercito meno numeroso del primo. Pare che la città di Adrano ancora non sapeva bene da che parte schierarsi, quando in prossimità di essa arrivarono gli eserciti dei due contendenti. A questo punto le porte del tempio si aprirono da sole e la lancia del dio indicò in Icete il nemico. Così si combattè la famosa battaglia di Adranon che fu decisiva per l'alleanza tra città libere, chiamata Symmachia, e che decretò la vittoria di Timoleonte su Iceta.

A cura di Belfagorblu (Giovanni Scalisi)

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Edited by Tarn - 28/4/2014, 15:30
 
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view post Posted on 31/7/2012, 12:14

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Grazie per averci regalato questo racconto molto suggestivo :)
 
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urlo
view post Posted on 1/8/2012, 10:12




Gran bell'articolo. Spero che potrai farne qualche altro sui Palici.
 
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2 replies since 29/7/2012, 23:53   1119 views
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