L’omicidio del capitano Estermann, di sua moglie e del caporale Cédric Tornay: nessuno all’infuori delle autorità vaticane, ha potuto verificare come si siano svolti realmente i fatti e ciò ha lasciato spazio a ipotesi e illazioni...
Nell’appartamento di servizio dei coniugi Estermann, divenuto teatro di una strage, accorrono subito il sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Giovanni Battista Re, monsignor Pedro Lopez Quintana, assessore per gli Affari generali della Segreteria di Stato vaticana, l’ispettore generale della Vigilanza vaticana Camillo Cibin e il sovrastante maggiore Raul Bonarelli, raggiunti subito dopo dal portavoce vaticano Joaquìn Navarro-Valls. Del triplice delitto, non è informato subito l’Ispettorato generale di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano che opera in stretta collaborazione con i colleghi italiani, come previsto dal nuovo concordato.
Nessuna richiesta di collaborazione è quindi inoltrata alle autorità italiane, e dell’inchiesta si occupano le sole autorità vaticane, sotto la guida del Giudice Unico, l’avvocato Gianluigi Marrone, che arriva sul posto un’ora dopo. Quest’ultimo affiderà successivamente il caso al professor Nicola Picardi, “Promotore di giustizia”, che alla fine concluderà per l’archiviazione.
L’appartamento degli Estermann non è sigillato, anzi più passa il tempo e sempre più persone affollano il luogo: la scena del crimine viene irrimediabilmente inquinata.
Dopo circa tre ore dal delitto arriva miracolosamente la versione ufficiale del Vaticano. Attraverso il portavoce Joaquìn Navarro-Valls si viene a sapere che «I dati finora emersi permettono di ipotizzare un raptus del vice-caporale Cédric Tornay che, in un momento di follia, si sarebbe recato nell’appartamento dove avrebbe ucciso con la pistola d’ordinanza il colonnello e sua moglie e successivamente si sarebbe suicidato». Navarro-Valls riferisce anche della presenza di una lettera d’addio, affidata qualche ora prima (le 19,30, precisa il portavoce) a un commilitone dal folle vice-caporale con queste parole: «Se mi succede qualcosa, consegnala ai miei genitori». La versione ufficiale vaticana si conclude con un laconico messaggio: «E’ tutto molto chiaro, non c’è spazio per altre ipotesi».
Nel briefing del 6 maggio, il direttore della sala stampa della Santa Sede conferma questa versione ufficiale: «sono ora in grado di comunicare i risultati delle autopsie eseguite sui corpi del Comandante della Guardia Svizzera Pontificia Alois Estermann e della consorte Signora Gladys Meza Romero, così come del corpo del vice-caporale Cédric Tornay. La salma del comandante Estermann presentava ferite d’arma da fuoco provocate da due proiettili. Un proiettile è penetrato nel viso - zigomo sinistro - interessando la colonna cervicale ed il midollo spinale. L’altro è penetrato nella regione deltoidea sinistra ed è fuoriuscito dalla spalla sinistra per rientrare di nuovo nel corpo sulla faccia laterale sinistra del collo, con decorso verso destra, e penetrare nel canale midollare a livello delle prime vertebre, recidendo il canale midollare e i tessuti cerebrali. La salma della signora Gladys Meza presentava un unico foro nella spalla sinistra, in direzione verso destra, per un proiettile che ha raggiunto la colonna cervicale. La salma del vice caporale Cédric Tornay presentava un foro di uscita nella parte inferiore dell’osso occipitale, per un colpo d’arma da fuoco che è penetrato in corrispondenza della bocca. Sono in corso ulteriori accertamenti sia strumentali che di laboratorio. Da una prima ricostruzione dei fatti e dagli accertamenti autoptici è fondamentalmente presumibile che il vice caporale Cédric Tornay, dopo aver esploso due colpi d’arma da fuoco dalla sua pistola d’ordinanza contro il comandante Estermann e un colpo contro la consorte del comandante, si sia suicidato».
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Sangue in Vaticano