Pianeta Nibiru

Libia: La Banca Mondiale prepara gli "aiuti" finanziari

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Tlecuauhtli
view post Posted on 24/8/2011, 11:36




La Banca Mondiale come un avvoltoio si getta sulla carcassa della Libia


Ci risiamo.
Come asseriva il secondo presidente USA John Adams (1735–1826):
"Ci sono due modi per conquistare e schiavizzare una nazione: uno è con le spade, l’altro è con il debito"
In Libia stanno usando entrambi i modi solo che il primo è più palese (bombe sui civili) mentre il secondo, più subdolo e occulto, ve lo illustro in questo articolo.

Quello del debito per schiavizzare un paese è un metodo efficacemente collaudato dalla fine della la seconda guerra mondiale in poi, che ha permesso agli USA di estendere il suo impero economico (e di fatto politico) in tutti e 4 gli angoli del globo, specialmente in Africa e in America latina.
Si snoda in 6 fasi:

1) si sceglie una nazione che ha alcune risorse d'estremo interesse;

2) si destabilizza l'assetto politico ed economico di quel paese con campagne mediatiche avverse al potere politico dominante, con eventuali speculazioni finanziarie e organizzando manifestazioni e rivolte tramite infiltrati o manipoli esterni pagati profumatamente;

3) una volta messo in ginocchio il leader politico locale gli propongono IL patto: aut svendere a loro la risorsa ricevendo una tangente aut morire (come Thomas Sankara);

4) se il leader ha rifiutato la loro offerta o si mandano agenti infiltrati per ucciderlo oppure se è un uomo accorto e non è attuabile si attacca il paese militarmente distruggendolo;

5) una volta ridotto ad un colabrodo terra e popolo arriva l'attacco finale, l'ipocrisia massima che a me fa rivoltare lo stomaco dall'indignazione: come se fossero dei salvatori arrivati dall'alto, la Banca Mondiale e/o il Fondo Monetario Internazionale, vedendo la situazione di distruzione nel paese, propongono impongono al paese forti finanziamenti ad un tasso esorbitante come se fossero gentili, accorati e compassionevoli aiuti umanitari per far risollevare il paese distrutto dalla piaga esebrabile della guerra... no no no! cattiva guerra! non si fa!
Ovviamente tra gli accordi "umanitari" c'è anche la svendita a prezzo irrisorio della risorsa in questione (mission complete!), inoltre sono previsti anche contratti di appalto favorevoli alle lobby dell'edilizia soprattutto statunitensi (così anche loro si alzano i miliardi come già successo in Iraq, e che so' gli unici fessi?) perché così dimostrano tutto il loro amore e solidarietà aiutando il popolo ad avere una casa.

6) per mantenere duraturo nel tempo il dominio a scapito del popolo s'inserisce un governo-fantoccio "democratico" (oppure si mantiene al governo il leader corrotto se al punto 4 ha accettato l'offerta).

Et voilà, la schiavitù è servita!


Se volete approfondire l'argomento con le prove storiche dell'uso di questo sistema potete leggere Confessions of an Economic Hit Man di John Perkins (se lo volete acquistare approfittatene ora che a settembre non ci saranno più gli sconti sui libri D:)

Ma ritorniamo alla notizia di testa.


La Banca Mondiale è pronta ad aiutare la Libia


WASHINGTON- La Banca Mondiale ha dichiarato che sta monitorando la situazione economica della Libia da lunedì [22 agosto] e che prossimamente avrebbe ripreso le sue attività col paese africano su suggerimento di alcune nazioni-membro.

"Su indicazione dei nostri soci, la Banca riprenderà i rapporti con la Libia appena possiamo essere d'aiuto [helpful rotfl] per la ripresa della nazione" ha dichiarato via e-mail la banca che finanzia lo sviluppo di 187 nazioni al mondo.

"Per la durata del conflitto finché era possibile abbiamo monitorato la situazione economica della Libia in coordinazione con le Nazioni Unite ma non abbiamo personale a Tripoli da più di un anno"

I commenti della Banca Mondiale sono arrivati dopo che i leader mondiali hanno felicemente accolto la conquista di Tripoli da parte dei ribelli [= i mercenari infiltrati del punto 2 di sopra], fatto che ha indotto il carismatico Muammar Gheddafi ad ammettere la sconfitta.

La radicale offensiva dei ribelli per strappare il controllo totale della capitale libica dalle grinfie dei soldati fedeli a Gheddafi è stata interpretata come l'atto finale di una rivolta di 6 mesi sorta contro il suo dominio di 42 anni.


Traduzione by Tlecuauhtli

fonte: www.activistpost.com/

Edited by Tlecuauhtli - 24/8/2011, 22:44
 
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esma
view post Posted on 4/9/2011, 21:13




Notizie poche, ma si continua a bombardare e quache media parla di una quantità spropositata di bombe nato e di decine di migliaia di morti...come al solito sappiamo come fare per portare la democrazia al mondo.. :angry: e l'onu quale risoluzione prenderà contro i francesi britannici e altri compagni di merende che lanciano le bombe? Ah già..le nostre sono bombe intelligenti che non ammazzano la gente !!
Poi è sicuro che la banca mondiale presterà soldi alla Libia per ricostruire e si faranno gare per gli appalti e intanto la popolazione s'impoverirà e tutto questo per mettere al governo degli ex di al qaeda ( o cia?) Saranno contenti i libici fra qualche anno di essersi liberati di Gheddafi... :huh:
 
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view post Posted on 4/9/2011, 23:53
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Forse non è ancora detta l'ultima parola di questa sporca vicenda, la Libia potrebbe diventare la tomba della NATO.

Mi sembra che il movimento della Jamayria di Ghedaffi stia riscuotendo molti partigiani e questo non solo nei paesi oppressi dell'Africa, ma ovunque nel mondo, c'è un grande fermento su internet in particolare su Twitter e Facebook.

Si stanno organizzando un pò tutti e Ghedaffi sta diventando un vero eroe della rivoluzione democratica socialista
Quasi da non credere!! Se non fosse vero!

Edited by Tarn - 24/3/2014, 05:52
 
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view post Posted on 17/9/2011, 10:59

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Ecco un bell'articolo di Manilio Dinucci sul Manifesto del 13 Settembre, che conferma, se ce ne fosse bisogno, quali sono gli obiettittivi e gli "aiuti" che l' FMI offrirà alla Libia.

CITAZIONE
TAGLIO MEDIO di Manlio Dinucci
Dopo le bombe, arriva il Fmi a «ricostruire»

Al termine del G8 di Marsiglia, la neodirettrice del Fondo monetario internazionale, la francese Christine Lagarde, ha fatto un solenne annuncio: «Il Fondo riconosce il consiglio di transizione quale governo della Libia ed è pronto, inviando appena possibile il proprio staff sul campo, a fornirgli assistenza tecnica, consiglio politico e sostegno finanziario per ricostruire l'economia e iniziare le riforme».
Nessun dubbio, in base alla consolidata esperienza del Fmi, che le riforme significheranno spalancare le porte alle multinazionali, privatizzare le proprietà pubbliche e indebitare l'economia. A iniziare dal settore petrolifero, in cui l'Fmi aiuterà il nuovo governo a «ripristinare la produzione per generare reddito e ristabilire un sistema di pagamenti».

Le riserve petrolifere libiche - le maggiori dell'Africa, preziose per l'alta qualità e il basso costo di estrazione - e quelle di gas naturale sono già al centro di un'aspra competizione tra gli «amici della Libia». L'Eni ha firmato il 29 agosto un memorandum con il Cnt di Bengasi, al fine di restare il primo operatore internazionale di idrocarburi in Libia. Ma il suo primato è insidiato dalla Francia: il Cnt si è impegnato il 3 aprile a concederle il 35% del petrolio libico. E in gara ci sono anche Stati uniti, Gran Bretagna, Germania e altri. Le loro multinazionali otterranno le licenze di sfruttamento a condizioni molto più favorevoli di quelle finora praticate, che lasciavano fino al 90% del greggio estratto alla compagnia statale libica. E non è escluso che anche questa finisca nelle loro mani, attraverso la privatizzazione imposta dal Fmi.

Oltre che all'oro nero le multinazionali europee e statunitensi mirano all'oro bianco libico: l'immensa riserva di acqua fossile della falda nubiana (stimata in 150mila km3), che si estende sotto Libia, Egitto, Sudan e Ciad.
Quali possibilità di sviluppo essa offra lo ha dimostrato la Libia, che ha costruito una rete di acquedotti lunga 4mila km (costata 25 miliardi di dollari) per trasportare l'acqua, estratta in profondità da 1.300 pozzi nel deserto, fino alle città costiere (Bengasi è stata tra le prime) e all'oasi al Khufrah, rendendo fertili terre desertiche. Non a caso, in luglio, la Nato ha colpito l'acquedotto e distrutto la fabbrica presso Brega che produceva i tubi necessari alle riparazioni. Su queste riserve idriche vogliono mettere le mani - attraverso le privatizzazioni promosse dal Fmi - le multinazionali dell'acqua, soprattutto quelle francesi (Suez, Veolia e altre) che controllano quasi la metà del mercato mondiale dell'acqua privatizzata.

A riparare l'acquedotto e altre infrastrutture ci penseranno le multinazionali statunitensi, come la Kellogg Brown & Root, specializzate a ricostruire ciò che le bombe Usa/Nato distruggono: in Iraq e Afghanistan hanno ricevuto in due anni contratti per circa 10 miliardi di dollari.
L'intera «ricostruzione», sotto la regia del Fmi, sarà pagata con i fondi sovrani libici (circa 70 miliardi di dollari più altri investimenti esteri per un totale di 150), una volta «scongelati», e con i nuovi ricavati dall'export petrolifero (circa 30 miliardi annui prima della guerra). Verranno gestiti dalla nuova «Central Bank of Libya», che con l'aiuto del Fmi sarà trasformata in una filiale della Hsbc (Londra), della Goldman Sachs (New York) e di altre banche multinazionali di investimento. Esse potranno in tal modo penetrare ancor più in Africa, dove tali fondi sono investiti in oltre 25 paesi, e minare gli organismi finanziari indipendenti dell'Unione africana - la Banca centrale, la Banca di investimento e il Fondo monetario - nati soprattutto grazie agli investimenti libici. La «sana gestione finanziaria pubblica», che l'Fmi si impegna a realizzare, sarà garantita dal nuovo ministro delle finanze e del petrolio Ali Tarhouni, già docente della Business School dell'Università di Washington, di fatto nominato dalla Casa bianca.

Fonte: Il Manifesto
 
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